Alfa Romeo Giulietta 2.0 JTDM 140 CV
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L'AUTO IN SINTESI
Vivace e gratificante da guidare, la Giulietta si rivela pure piuttosto moderata; per contro il comfort sullo sconnesso risente delle sospensioni decisamente sportive, studiato per privilegiare la duttilità di guida. La Exclusive è la versione di punta: costa parecchio ma la dotazione è ricca.
PERCHÉ COMPRARLA
Una berlina “da pilotare”
Con i suoi 140 CV, questa versione “intermedia” della gamma turbodiesel della Alfa Romeo Giulietta rappresenta un interessante compromesso: alle prestazioni brillanti abbina consumi contenuti. Fra le curve convince con le sue notevoli qualità dinamiche, che nell’esemplare in prova erano accentuate dallo Sport Pack e dai cerchi di 18 pollici (tutti optional a pagamento), ma a parte i limiti di comfort imposti dalle sospensioni sportive, si presta anche alla marcia in città e ai lunghi viaggi. La Exclusive è cara, ma anche meglio equipaggiata delle altre versioni.
Apprezzata per la linea originale e grintosa e per l’abitacolo curato, l’Alfa Romeo Giulietta non disdegna i motori a gasolio, e così fra la “base” 1.6 da 105 CV e la “top” 2.0 da 170 CV si inserisce la variante intermedia protagonista di questa prova, mossa sempre da un “due litri”, ma con 140 CV: è l’ottimale compromesso per chi, senza rinunciare alle prestazioni brillanti, vuole tenere d’occhio anche i consumi.
Il divano è sufficientemente comodo soltanto per due persone, e il bagagliaio non è fra i più capienti della categoria: a differenza delle rivali, questa berlina si sceglie soprattutto per la sportività e per le qualità di guida. Che nell'esemplare in prova erano esaltate da accessori come i cerchi in lega di 18 pollici (in luogo di quelli di 17”, che sono di serie) e il pacchetto Sport, del quale fanno parte pure le sospensioni più rigide.
Un’esclusiva che le rivali non hanno è il sistema Dna, che permette al “pilota” di variare la risposta di controlli elettronici, sterzo e motore agendo su un manettino davanti alla leva del cambio: selezionando Dynamic (le altre posizioni sono la Normal e la All-Weather, dedicata i fondi sdrucciolevoli), acceleratore e sterzo diventano più pronti e l’Esp più “permissivo” ; inoltre, si attiva il differenziale elettronico Q2 (che in curva invia più coppia alla ruota esterna se quella interna inizia a slittare).
La Exclusive è la versione di punta, e giustifica il suo notevole prezzo con una dotazione che include anche il parziale rivestimento in pelle dei sedili (mentre la “pelle totale” è optional), peculiarità che la più abbordabile Progression non offre (e lo stesso vale per il vivavoce Bluetoooth). Per risparmiare ulteriormente c’è la Progression, che, però, fa rinunciare anche agli utili sensori di distanza, e che ha il “clima” manuale anziché quello automatico bizona
VITA A BORDO
Molto fascino e poca praticità
Ricca di spunti rétro, la plancia è gradevole, tanto più se impreziosita dalla fascia in alluminio che fa parte dello Sport Pack; esteticamente riuscito anche il cruscotto, che, però, non è scevro da riflessi. L’abitabilità è buona soprattutto davanti: sulle sagomate e avvolgenti poltrone si viaggia comodamente. Il divano, invece, ha la parte centrale rialzata e poco imbottita ed è “giusto” per due persone. Sotto la media la capacità di carico: è vero che la botola passante per gli sci è di serie, ma i portaoggetti nell’abitacolo sono pochi e piccoli, e il baule è fra i meno capienti della categoria.
Plancia e comandi
Il cruscotto a binocolo (purtroppo afflitto da qualche riflesso) cita il passato come le comode manopole del “clima”, poste dove alcune Alfa di un tempo recavano la strumentazione aggiuntiva e sormontate da una fila di comandi a bilanciere (fra cui quello per disattivare lo Stop&Start). Ma a riportarci ai giorni nostri ci sono il bene organizzato computer di bordo (che indica pure la modalità del Dna in uso), e i controlli della radio ripetuti al volante che “compensano” la scarsa funzionalità dei piccoli tasti principali. Acquistando lo Sport Pack si ottengono pure la fascia brunita nella plancia e la pedaliera in alluminio (stesso materiale impiegato per il pomello del cambio); optional anche il navigatore, il cui schermo fuoriesce all'avviamento del motore e, se non serve, può essere “richiuso” con un tasto.
Abitabilità
Impreziosite da cuciture rosse, le poltrone anteriori sono avvolgenti ma niente affatto “costrittive” (peccato che la regolazione dello schienale sia difficoltosa a causa del poco spazio disponibile intorno alla manopola). Sagomato anche il divano, rialzato al centro e perciò comodo soltanto per due; il bracciolo estraibile dallo schienale cela un pozzetto e un portalattina. Un portaoggetti è ricavato anche nel poggiagomiti fra i sedili davanti, ed è utile perché gli altri vani presenti nell’abitacolo sono piccoli. In ogni caso, il cassetto nella parte destra della plancia è accuratamente rivestito, provvisto di una mensola portalattine e refrigerato; ospita pure gli ingressi Aux/Usb della radio (di serie come il vivavoce Bluetooth).
Bagagliaio
Il vano ha una forma regolare ed è pure provvisto di occhielli di fissaggio e di un gancio appendi borsa. Tuttavia, la forma dell’imboccatura (che va a restringersi inferiormente e superiormente) non favorisce l’accessibilità, considerato pure che la soglia si trova a ben 77 cm da terra e forma un gradino di 22 cm rispetto al piano di carico. Un altro dislivello di 4 cm viene a crearsi ribaltando il divano, operazione che permette di aumentare la capacità da 350 a 1045 litri e di ottenere una profondità utile di 163 cm: si tratta di “numeri” solo sufficienti, superati da quasi tutte le rivali. Positivo, comunque, che la botola passante per caricare gli sci sia di serie.
COME VA
Veloce e silenziosa, ma rigida
Con il Dna in posizione Normal l’Alfa Romeo Giulietta si fa apprezzare per lo sterzo leggero, e pur patendo la rigidità delle sospensioni sul pavé, in città ci si muove agevolmente. Ma è fra le curve che dà il meglio: spostando il “manettino magico” su Dynamic aumenta la prontezza del motore, lo sterzo si fa più diretto e, se necessario, entra in gioco il differenziale elettronico Q2. Le notevoli doti di stabilità si apprezzano anche in autostrada, come pure l’efficacia dell’impianto frenante. Sempre all'altezza delle attese il brioso turbodiesel, che non alza mai la voce e “beve” poco in tutte le condizioni.
In città
L’Alfa Romeo Giulietta non è eccessivamente lunga (435 cm) e, con il Dna in posizione Normal, lo sterzo è leggero e favorisce la maneggevolezza: nel traffico ci si muove senza difficoltà. La visibilità concessa dal piccolo lunotto, però, è tutt’altro che eccezionale, e così nei parcheggi in retromarcia è meglio affidarsi ai sensori (che sono inclusi nel prezzo). Piuttosto pronto e parco nei consumi (grazie, anche, allo Stop&Start che lo spegne nelle soste al semaforo), il motore non alza la voce neppure in accelerazione, ma sul pavé “si balla” per colpa delle sospensioni sportive e delle gomme ribassate.
Fuori città
Fra le curve i cerchi maggiorati e le gomme larghe fanno la differenza, complici pure il raffinato retrotreno con sospensioni multilink (permettono un più preciso controllo del movimento delle ruote, perché sono collegate alla scocca con tre bracci anziché due): l’auto è agile, sicura e progressiva anche nelle reazioni al limite, e l’Esp interviene di rado. Con il Dna su Dynamic la spinta del motore, vivace sin dai 1800 giri, diventa ancor più pronta e si mantiene sostenuta sin quasi a 5000 giri (mentre in Normal la progressione si esaurisce attorno ai 4000 giri…); impeccabile pure il cambio. Completano il quadro consumi degni di un’utilitaria.
In autostrada
L’assetto rigoroso e lo sterzo solido si apprezzano pure ad andatura sostenuta: l’incedere della Giulietta è sempre sicuro e i veloci curvoni vengono digeriti senza incertezze. Il comportamento resta facilmente gestibile nelle manovre d’emergenza, quando pure s’apprezzano la potenza e la tenacia dell’impianto frenante. Se non fosse per la rigidità delle sospensioni, che “si paga” su giunzioni e rattoppi, il comfort sarebbe quasi perfetto: il motore (che a 130 orari in sesta lavora a soli 2300 giri) quasi non si percepisce. Bene anche la prontezza in ripresa e l’autonomia, visto che senza particolari accortezze si sta ben sopra i 15 km/l.
PERCHE' SI
Cambio
Abbinato a una frizione tutt'altro che dura da azionare, è ben manovrabile: l’escursione della leva è abbastanza contenuta e gli innesti netti e precisi. Inoltre, la “misura” dei sei rapporti è appropriata alle caratteristiche d’erogazione del motore.
Consumi
Quali che siano le condizioni di utilizzo (città inclusa), il motore si accontenta di poco gasolio: non solo la Giulietta consuma meno delle rivali, ma riesce addirittura a essere più parca di svariate utilitarie (che hanno, ovviamente, prestazioni inferiori).
Freni
Come dimostrano gli spazi d’arresto che abbiamo misurato (a livello di quelli delle “vere” sportive), l’impianto non manca certo di potenza. Ma nell'impiego in condizioni reali se ne apprezzano anche la modulabilità e la notevole resistenza alla fatica.
Guida
Precisa di sterzo e veloce nei cambi di direzione, ha un’elevata tenuta di strada e non si scompone neppure spingendo al limite; inoltre, impostando il Dna su Dynamic, la prontezza del motore aumenta: fra le curve c’è da divertirsi, e senza che la sicurezza venga mai meno.
Linea
All'originalità di alcune soluzioni - come lo scudetto che sembra sospeso al centro del grintoso frontale - unisce equilibrio ed eleganza; riuscita pure la coda: il tetto rastremato e le maniglie posteriori “nascoste” le donano un look da tre porte.
PERCHÉ NO
Accessibilità
La forma discendente del padiglione rende poco agevole l’accesso al divano: soprattutto i passeggeri di elevata statura sono costretti ad abbassare parecchio la testa per evitare di picchiarla contro il montante (peraltro parecchio inclinato).
Baule
L’imboccatura non è il massimo della comodità, perché va a restringersi nella parte inferiore e in quella superiore, e la soglia è alta da terra. Inoltre, la capacità del vano è fra le meno “interessanti” della categoria (soprattutto a divano reclinato).
Comfort
Questa berlina costringe a scegliere “da quale parte stare”: se si cerca sportività, e dunque si aggiungono sospensioni rigide e cerchi maggiorati con gomme ribassate, ci si deve rassegnare a soffrire sullo sconnesso.
Cruscotto
Niente da dire sul design, che è elegante e sportivo. Ma nonostante siano “annegati” dentro due tronchi di cono, tachimetro e contagiri non sono del tutto al riparo dalla luce: in determinate condizioni si formano riflessi che penalizzano la leggibilità.
Portaoggetti
Svuotare le tasche può essere un problema: i ripostigli disseminati nell’abitacolo non sono molti, e anche la loro capienza (soprattutto per quanto riguarda il pozzetto alla base della consolle) lascia a desiderare.