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Il generatore auto

Il generatore auto
Il generatore auto è un componente dell'impianto elettrico dell'automobile che serve a convertire l'energia meccanica del movimento dell'albero motore in energia elettrica a bassa tensione (12 Volt). Il generatore è sostanzialmente un alternatore. Nei vecchi modelli erano utilizzate anche le dinamo. L'energia meccanica dell'albero motore viene trasferita al generatore tramite una cinghia trapezoidale, consentendo in tal modo all'alternatore di generare elettricità. L'elettricità prodotta dal generatore consente di alimentare tutti i dispositivi dell'impianto elettrico dell'automobile (fari, autoradio, ecc.) e ricaricare la batteria auto. La cinghia trapezoidale è un componente molto importante dell'automobile. Con il tempo e l'usura tende ad allentarsi riducendo l'elettricità prodotta dall'alternatore e causando una insufficiente alimentazione dell'impianto elettrico. In questa situazione la ricarica della batteria non è completa e la batteria auto tende a scaricarsi. E' quindi consigliabile far verificare periodicamente la cinghia in officina e procedere alla sua sostituzione.

Le catene da neve

Qui di seguito vi parleremo delle catene da neve, cercando di guidarvi dall’acquisto al montaggio, aprendovi un mondo che rimane purtroppo ancora poco conosciuto.


NamePrima di iniziare, vorremo però informarvi che in diverse regioni ormai è stato applicato l’obbligo delle gomme invernali o, in alternativa, delle catene da neve a bordo.
Quest’obbligo vale nel periodo invernale (solitamente dal 15 Novembre al 15 aprile) perlopiù nei tratti di strada extraurbani. Vi consigliamo, quindi, di consultare l'articolo riguardo l'obbligo delle gomme invernali o delle catene da neve a bordo.
A prescindere dagli obblighi, nel periodo invernale, è buona norma montare comunque le gomme invernali e/o tenere sempre nel baule le catene da neve!

Fatta questa doverosa premessa, posso iniziare a parlarvi delle catene da neve rispondendo ad alcune domande.





Quanti tipi di catene da neve esistono e quali sono le caratteristiche di ognuna?

In commercio possiamo trovare prevalentemente i seguenti tipi di catene:

- Catena con struttura a rombo: è il tipo di catena che costa di più ma è anche quella che ha la migliore tenuta sulla neve oltre a essere anche la più facile e veloce da montare.
- Catena con struttura a ipsilon: è un buon compromesso tra qualità/prezzo e facilità di montaggio.
- Catena con struttura a scala o scaletta: è nettamente più economica ma il montaggio risulta più laborioso dovuto anche al fatto che bisogna spostare l’auto per completarne il lavoro.

Bisogna fare una distinzione anche per quanto riguarda la struttura delle maglie:

- Normali: sono le classiche catene con le maglie tondeggianti.
- Rompighiaccio: sono usate su strade ghiacciate, queste catene procurano attrito sul ghiaccio stesso bucandolo con degli spuntoni o parti di catena sporgenti (a mo’ di gomme chiodate).
Inoltre esistono diverse dimensioni di maglie, queste possono andare da 7 a 12 mm per quanto riguarda le comuni automobili e possono essere ancora più grandi per altri tipi di veicoli.
Più grande è la maglia e più attrito riuscirà ad avere sulla neve, specialmente se alta. Per la misura bisogna però attenersi alle restrizioni sul libretto di uso e manutenzione perché, in base alla misura degli pneumatici su un determinato veicolo, si possono montare solo maglie di una certa grandezza per non rischiare di toccare organi meccanici come sospensioni o perfino il telaio.

Per avere un quadro più completo vorrei accennarvi anche un altro tipo di “catena”, si tratta del cosiddetto "ragno" o "put and go". Questo ragno è formato da una serie di braccia fissate su un apposito gancio posto sul cerchio, che vanno ad avvolgere gli pneumatici senza però invadere l’interno del battistrada.
Per questo motivo è consigliato nel caso in cui aveste una gomma che non permette il montaggio di catene “standard” o abbiate una vettura non catenabile. Un altro vantaggio di questo tipo di “catena” è che una volta fissato il gancio sui bulloni del cerchio, il montaggio delle braccia avviene in modo rapido e facile. Unico neo è il costo, ovviamente maggiore rispetto alle catene di cui sopra.


Quali catene acquistare?

Bene, prima di passare all'acquisto vero e proprio, vi consiglio inizialmente di ragionare sull’effettivo bisogno che potreste averne.

Se siete degli assidui frequentatori di piste da sci o vivete in montagna o fate comunque spesso strade di montagna, dove le probabilità di trovare strade innevate sono piuttosto alte è preferibile dotarsi, a mio avviso, di catene da neve di alta qualità, con maglie a rombo di misura possibilmente grande per avere il miglior attrito possibile anche nelle peggiori situazioni meteorologiche, oltre a delle buone gomme invernali naturalmente.

Se invece non avete in programma di spostarvi più di tanto dalla città allora potete preferire una soluzione più economica nonché più piccola o anche evitare di acquistare le catene a patto che abbiate montato i pneumatici invernali. Vorrei precisare che questa è soltanto una mia indicazione, nessuno vi vieta naturalmente di acquistare catene di alta qualità e di misura grande, anche se siete in città.

La misura delle catene invece è direttamente legata alla misura delle vostre ruote, non acquistate e non usate catene che non siano compatibili con i vostri pneumatici!

Le batterie per auto

Di seguito approfondiremo la comune batteria che troviamo nella nostra auto, ci soffermeremo poco sugli aspetti tecnici, che, oltre a non interessarci direttamente, necessiterebbero di maggiori competenze.
Lo scopo di questo approfondimento è invece quello di conoscere meglio la batteria auto, dall’acquisto, passando per la manutenzione, fino alla sostituzione.

Cos'è una batteria?
Name
Con il termine batteria, o meglio “batteria di accumulatori”, ci riferiamo ad un insieme di celle che hanno il compito di trasformare l’energia chimica in energia elettrica e, successivamente, in movimento meccanico, luce, calore. 

Quella comunemente usata per le nostre auto è la batteria al piombo (o piombo-acido), composta da sei celle in serie che contengono al loro interno gli elementi immersi nell’elettrolito, un liquido composto da una parte di acido solforico e un’altra parte da acqua demineralizzata.

Grazie a delle specifiche reazioni chimiche, rimaniamo sul generale, questi elementi riescono a immagazzinare la corrente elettrica, in ricarica, per poi rilasciarla gradualmente su necessità.

Le batterie si differenziano per:

- Tipo
- Tensione
- Capacità
- Corrente di spunto

I principali tipi di batterie in commercio sono: normali, senza manutenzione, sigillate e in gel.
Quelle normali sono caratterizzate dal fatto che hanno bene in vista 6 tappini sulla sommità dai quali si può verificare il livello dell’elettrolito e eventualmente rabboccarlo, questo tipo viene sempre più rimpiazzato dalle batterie senza manutenzione/sigillate. Queste si differenziano dal fatto che, nelle prime i suddetti tappini sono coperti da adesivi o da altri accorgimenti, mentre le seconde sono appunto sigillate. E’ quindi sconsigliato, se non addirittura impossibile, effettuarne la manutenzione, anche perché, sopratutto per quelle sigillate, non necessaria.
Infine abbiamo le batterie con l’elettrolito in gel, queste sono le più costose ma anche le più durature e preformanti, sono anche esse naturalmente senza manutenzione.


Quali caratteristiche deve avere una batteria per essere acquistata?

Le caratteristiche che la batteria deve avere rispettare sono naturalmente scritte nel libretto di uso e manutenzione e dobbiamo tenerle in considerazione.
Possiamo però prendere una batteria con capacità leggermente superiore a quella scritta sul libretto, per esempio, se è indicata una batteria di 45Ah dovremo comperarne una da minimo 45Ah ma nessuno ci vieta di prenderne una da 50Ah o 55Ah, anzi, acquistare una batteria con capacità leggermente maggiore è addirittura consigliato. Controllate anche la data di fabbricazione della batteria, questa deve possibilmente essere inferiore ai 3-4 mesi, diffidate invece se superiore ai 6 mesi.

Lascio a voi la scelta della marca ma ricordate che, come in tutte le cose, la marca è spesso sinonimo di qualità ma non è assolutamente detto che una batteria di marca secondaria non sia ugualmente buona.

Un ultimo aspetto molto importante, anche se abbastanza ovvio, è la misura, prendete una batteria che possa entrare nel vostro vano porta batteria.


Come fare manutenzione alla nostra batteria?

Ebbene si, anche la nostra batteria ha bisogno di manutenzione e attenzione per funzionare correttamente e più a lungo. Vediamo di seguito quali sono questi accorgimenti:

Prima di montare la batteria appena acquistata sarebbe buona norma, anche se la batteria è venduta pre caricata e, qualora aveste un idoneo caricatore, tenerla sotto carica lenta, almeno 8-10 ore.
Il primo accorgimento da prendere subito dopo averla montata è quello di cospargere i terminali (poli) con un grasso apposito (solitamente di vaselina) per prevenire la solfatazione di questi ultimi. Inoltre controllate periodicamente lo stato dei terminali.
Un altro aspetto importante, che con l’avvento delle batterie senza manutenzione e sigillate però sta scomparendo, è il controllo dell’elettrolito all’interno delle varie celle. Questo procedimento prevede, periodicamente, la verifica del livello e l’eventuale rabbocco con acqua demineralizzata.
Se aveste in previsione di non utilizzare l’auto per un medio-lungo periodo (2-3 settimane o più), scollegate i morsetti dai terminali (se vi è possibile) e, se siete provvisti di apposito caricatore, tenete periodicamente in ricarica la batteria.
E’ inoltre consigliato di tenere pulita la batteria, compreso il contenitore che la ospita e gli eventuali scarichi.

Su alcune batterie inoltre, è installato un sistema, chiamato comunemente occhio magico, che ci indica, a grandi linee, lo stato della batteria stessa, questo sarà di colore verde se è tutto ok, nero se la batteria è un po' scarica e bianco se è del tutto scarica.


Ultime considerazioni:

Che dirvi, tenete sempre efficiente la vostra batteria, sopratutto nelle auto di ultima generazione che ormai gestiscono, purtroppo o per fortuna, tutto elettronicamente.

Le candele

In questo approfondimento prenderemo in esame una tra le più importanti componenti presenti sui nostri amati veicoli a benzina: le candele di accensione (semplicemente candele di seguito).

Le candele svolgono un compito a dir poco fondamentale per il corretto funzionamento del nostro motore e tra poco capiremo il perché, ma andiamo per gradi.

Cos’è una candela e a cosa serve?
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La candela è un componente elettrico, formato da diverse parti, avvitato nella testa di ogni cilindro. La parte inferiore, dove sono collocati gli elettrodi, si affaccia direttamente nella camera di combustione. La sua funzione è semplice ma complicata allo stesso tempo; deve innescare la miscela aria/carburante.

Beh semplice direte voi...ma non lo è affatto! Ci sono in ballo tante variabili affinchè una candela riesca ad effettuare il suo compito.

Come fa la candela ad accendere la miscela?

L’accensione della miscela avviene tramite una scintilla, fatta scoccare in un preciso momento, che si viene a formare tra i due elettrodi della candela. Questa scintilla può raggiungere circa 30.000 Volt e se calcolate che in un minuto vengono scoccate dalle 500 alle 3500 scintille lascio immaginare a voi lo “stress” al quale è sottoposta una candela.

La corrente necessaria ad avviare questa reazione arriva dalla bobina, collegata alla candela tramite il cavo candela (approfondiremo a parte questi due componenti).





In quale momento deve scoccare la scintilla?
NameLa scintilla che incendia la miscela deve essere formata in un momento ben preciso, esattamente alla fine della fase di compressione (vedremo a parte le fasi del motore), quando il pistone si trova in prossimità del punto morto superiore. E’ in questo preciso istante infatti che la miscela raggiunge la massima pressione e una certa temperatura. Una volta scoccata la scintilla, intensissima, la temperatura sale anche oltre i 1000°C, la pressione arriva fino a 120 bar e il pistone viene spinto verso il punto morto inferiore (fase di espansione) con una velocità fino a 20 metri al secondo.


Bene, a questo punto abbiamo capito cos’è una candela, qual’è il suo scopo e come funziona, seppur in modo superficiale. Ma andiamo avanti...

Da cosa è formata una candela?

Le parti che compongono una candela sono solitamente nove:

1 - Attacco o Connettore: è il terminale al quale viene collegata la pipetta del cavo candela.
2 - Isolatore ceramico: garantisce l’isolamento elettrico e trasferisce il calore verso la testa del motore.
3 - Coste: impediscono la scarica dell’alta tensione sulla massa del motore.
4 - Guarnizione anulare: impedisce la fuoriuscita di gas di combustione e aiuta lo scambio termico. Non è presente sulle candele con sede conica.
5 - Guarnizioni interne: sono poste tra corpo metallico e isolatore ceramico, impediscono la fuoriuscita di gas di combustione.
6 - Corpo metallico con filettatura: aiuta la dissipazione del calore di combustione.
7 - Resistore: garantisce la compatibilità elettromagnetica con l’elettronica di bordo.
8 - Elettrodo centrale: è l’elettrodo dal quale parte la scintilla. Può essere di diversa forma e dimensione.
9 - Elettrodo di massa: è l’elettrodo sul quale si scarica la scintilla. Possono essere presenti più elettrodi di massa e possono cambiare le dimensioni e la struttura.
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Ogni quanto bisogna sostituire le candele e perché?
Anche gli intervalli di sostituzione delle candele sono indicati nel libretto di uso e manutenzione del costruttore, e dobbiamo attenerci il più possibile a tali indicazioni. Questi intervalli variano da costruttore a costruttore ma in media stanno sui 40.000-60.000 km circa (in alcuni casi anche di più).
Il motivo che ci porta a doverle sostituire invece sta nel fatto che con il passare dei chilometri, scintilla dopo scintilla, gli elettrodi si consumano (erosione da scintilla), seppur molto lentamente, e la distanza fra di loro aumenta. Per limitare tale consumo vengono impiegati più elettrodi di massa su alcune candele o materiali sempre più resistenti all’usura come il platino e l’iridio.

Una candela efficiente e con il giusto grado termico permette di scoccare scintille sempre efficienti durante l’intera vita del motore, migliorando le prestazioni e riducendo i consumi e le emissioni nocive.
Vediamo ora l’aspetto di alcune candele dopo l’utilizzo con relativo significato.
Dall’aspetto di una candela usata possiamo capire diverse cose come per esempio la qualità della combustione, ma non solo. Vediamo quindi di seguito alcuni esempi di candele usate, più o meno fortunate:

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1 - Candela senza particolari problemi o anomalie: la combustione è normale e regolare, il color nocciola è corretto.
2 - Candela con depositi sugli elettrodi: tali depositi possono derivare da un carburante di bassa qualità o da un forte consumo di olio.
3 - Candela con depositi carboniosi: questa è una tipica candela che ha lavorato in buona parte sotto la temperatura ottimale di esercizio (450°C).
4 - Candela con depositi di olio: può indicare un'eccessiva presenza di olio nella camera di combustione.
5 - Candela con gli elettrodi fusi: questo fenomeno indica solitamente un'eccessiva temperatura di esercizio.
6 - Candela con l'isolatore rotto: la rottura dell'isolatore può essere causato da improvvisi shock termici.

Bene, questo approfondimento finisce qui, ci sono altri aspetti e caratteristiche delle candele che andrebbero approfonditi ma credo che questi siano gli argomenti principali che ogni automobilista dovrebbe conoscere sulle candele, o perlomeno chi si dedica alla manutenzione della propria auto.

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